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UOMINI CHE ODIANO LE DONNE
MAN SOM HATAR KVINNOR
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 1 luglio 2009
 
di Niels Arden Oplev, con Michael Nyqvist, Noomi Rapace, Lena Endre, Sven-Bertil Taube, Peter Haber (Danimarca, Svezia, 2009)
 
E' possibile trasformare 12 milioni di appassionati lettori in altrettanti spettatori dall'entusiasmo incondizionato? La risposta è ovviamente no. Egualmente, alla versione cinematografica di UOMINI CHE ODIANO LE DONNE, il primo volume della trilogia MILLENNIUM che ha decreto l'immenso successo planetario del giornalista svedese Stieg Larsson, scomparso pochi mesi dopo aver consegnato il testo agli editori, è impossibile sfuggire al destino che lo accomuna al novantanove percento della letteratura trasposta in immagini. Sulle ragioni di tutta una serie di delusioni annunciate si disquisisce da tempo: difficoltà per il fotogramma dei ventiquattro al secondo di garantire la stessa facilità di identificazione della parola scritta, impossibilità per le stessa immagine di far viaggiare la fantasia rispetto a quella praticamente illimitata offerta dal libro, regolare frustrazione per la realtà fotografata quando si tratta di costringere l'osservatore ad accettare la materializzazione di un personaggio, una situazione o un ambiente che nel proprio intimo aveva già fatto tutti suoi. Per riuscire la quasi impossibile scommessa di pareggiare in un film la qualità di un libro occorre un regista (e prima di lui, ovviamente dei sceneggiatori) che sappia trascriverne gli umori in un linguaggio equivalente nei contenuti, ma autonomo e creativo nella forma. E' un'equazione che può riuscire. Ai grandi (e ancora, a condizione di evitare la letteratura con la maiuscola). Le eccezioni: solo pochi giorni fra giorni fa, a Cannes, la Jane Campion che ricrea con infinita aderenza l'universo poetico di Keats. O, storicamente, il Visconti che riprende il Thomas Mann di MORTE A VENEZIA, il Kubrick che sublima il Thackeray di BARRY LYNDON, Stephen Frears e LE RELAZIONI PERICOLOSE, Hitchcock e Daphné du Maurier, e i Cukor, i Minnelli che riescono Dickens e Flaubert. Infine, per tornare ai polizieschi, il MYSTIC RIVER di Clint Eastwood.        "Il danese Niels Arden Oplev non è Eastwood, ma un efficace regista televisivo. Di conseguenza, rallegriamoci già del fatto che UOMINI CHE ODIANO LE DONNE non deluderà chi voleva vedere illustrato l'oggetto delle proprie notti in bianco: al film non sfugge l'essenziale della formidabile trama redatta da Larsson. Non la scelta del personaggio mitico del romanzo, l'haker-punk di quarantadue chili e dal piercing e tatuaggio facile Lisbeth Salander: gotica e bisessuale, abile a menar cazzotti alla Kill Bill ma pure a risolvere le formule algebriche più ostiche, angosciata da un'adolescenza satanica ma impareggiabile nel risolvere i misteri e le perversioni del mondializzante marciume contemporaneo frugando tra i versetti biblici impressi nell'infallibile memoria. Con la sua frangia nera obliqua dalla quale traspare uno sguardo glaciale ed ambiguo, la protagonista Noomi Rapace rappresenta la vera rivelazione della pellicola. In un racconto nel quale sono le donne ad avere il ruolo razionale e controllato; mentre agli uomini, ed in particolare al giornalista che conduce le indagini Mikael Blomkvist sono riservati i cedimenti dei sentimentali e degli emotivi. Il successo di MILLENNIUM non è dovuto al caso, e nemmeno al semplice stimolo di un intreccio noir di quelli inestricabili. Ma ad un vero e proprio affresco sociale e morale (qualcuno ha già parlato, senza troppo scherzare, di Commedia Umana del ventunesimo secolo), basato su una documentazione accuratissima e non solo credibile, autentica e non solo fantastica. Nel film (e nei due che seguiranno) non manca la denuncia delle magagne, il fascismo latente e il nazismo del trascorso scandinavo, il traffico di donne o il lato oscuro della politica, della psichiatria, di chi detiene il potere. Manca, e non poteva essere altrimenti nella compressione di tutto quel materiale, il grande respiro dell'ambiente che è proprio del primo volume della trilogia; manca sopratutto l'impatto d quella struttura di relazioni, complessa ma sempre ragionata che Larsson è riuscito a mettere sulla carta. Quel suo modo affascinante di ripartire da ogni nuovo personaggio incontrato per sondare nuove psicologie, tracce, itinerari, documenti inediti. Una ragnatela che vale più di un thriller.

   Il film in Internet (Google)

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